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Armungia è un piccolo villaggio tra gli altipiani del Gerrei, lungo il corso del Flumendosa, nella parte sudorientale della Sardegna, a 360 m sul livello del mare.
La tessitura tradizionale si fa su telaio orizzontale a pedali, utilizzando la tecnica a priali (o a litzos, a licci). I telai tradizionali venivano costruiti in legno, a seconda della disponibilià locale (leccio, castagno, rovere, ecc.). L’ordito viene preparato manualmente in casa, lungo un muro del cortile. Quando mi sono trasferito in Sardegna, circa 3 anni fa, abbiamo iniziato ad interessarci al lavoro artigiano della tessitura, partendo dal contesto domestico della casa di mio nonno ad Armungia. In casa infatti, a partire dal secondo dopoguerra, ed in particolare dal ’46, Giovanna Serri, una nipote che si era appena sposata, aveva fatto fabbricare un telaio orizzontale in leccio. La tessitura di quegli anni, del resto come in quasi ogni casa, aveva una destinazione esclusivamente funzionale per la realizzazione di manufatti di uso comune (coperte, lenzuoli, asciugamani, tovaglie…).
Nel corso dei decenni successivi zia Giovanna ha mantenuto il lavoro di tessitrice, integrando così la sussistenza proveniente dall’agricoltura con una piccola produzione di tappeti. Con zia Giovanna (oggi ottantenne) e Barbara (una sua diretta nipote) abbiamo riallestito il vecchio telaio con l’intento di imparare e trasmettere questo arcaico mestiere.
La tessitura come bene culturale: conservazione e dinamismo
La tessitura, come qualsiasi altro lavoro/mestiere artigiano tradizionale, deve essere trattato come un bene culturale. La cultura materiale, nel caso della tessitura, non è rappresentata esclusivamente dal manufatto, dal prodotto finito, quanto dal lavoro stesso. Ad una tecnologia rimasta presumibilmente pressoché immutata dal neolitico (il meccanismo di divaricazione dei fili dello stame per il passaggio della trama), si sovrappone una ricchezza ed una enorme diversificazione intra-regionale di tecniche e motivi decorativi. Quale è quindi la tradizione? Quella ottocentesca oppure dovremmo, per essere ancora più originali, eliminare le decorazioni di influenza spagnola e le essenze per tingere arrivate dal nuovo mondo? Se così fosse dovremmo rinnegare anche l’uso della porpora, portata nell’isola dai Fenici. La tessitura quindi, nelle tecniche e nei motivi formali, non deve essere concepita e trasmessa in maniera immutabile, poiché è il lavoro artigiano stesso ad essere un processo strutturalmente dinamico, in divenire. L’evoluzione, l’innovazione e la trasformazione sono strettamente legate da una parte ai processi di acquisizione culturale generali, dall’altra all’attività soggettiva dell’artigiano e al suo livello di integrazione, coinvolgimento e creatività con il lavoro.
Il “continuo divenire” quindi è espresso dalle soggettività degli artigiani. E’ possibile infatti creare delle piccole variazioni giocando semplicemente su variabili: materiale usato per la trama (cotone, lino, lana..), colore e spessore dei materiali, escursioni sugli schemi a carattere modulare di questo tipo di tecnica. Ogni manufatto diventa così un pezzo unico, autonomo e con un’identità. Per concludere, aldilà delle scelte stilistiche, di design o le strategie commerciali che ogni laboratorio segue, è importante il mantenimento del rapporto fra artigiano e lavoro in ogni fase di realizzazione di un manufatto. E’ questa l’essenza del lavoro artigiano.

Tappeti di Armungia, casa Lussu, Armungia (CA), Sardegna

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